martedì 18 novembre 2008

A.A.A. cercasi giornalismo sportivo

Il calcio è un bello sport, peccato che sia mediato da persone che non sanno assolutamente che si tratta(appunto) di uno sport. Parlo ovviamente dei giornalisti sportivi, che da anni ormai sono diventati la parte peggiore del calcio secoondi solo agli ultras minus habens che spaccano, tirano motorette in campo e intonano slogan razzisti.
Questi ultimi dissuadono molti dall'andare allo stadio a vedere la partita in santa pace, mentre i giornalisti dissuadono dal guardalo in tv oltre un certo limite di tempo (e soprattutto di sopportazione).
L'ho detto già una volta, quando le risposte dei calciatori (o di alcuni allenatori) risultano più intelligenti delle domande dei cronisti, siamo davvero alla frutta. E a quanto pare, ci siamo da parecchio.
Anche uno come Zlatan Ibrahimovic, che ambisce al Pallone d'oro e non al Nobel per la fisica, l'ha capito: "I programmi sportivi italiani sono noiosi, si soffermano per 50 minuti sulla stessa azione. Dopo un quarto d'ora cambio canale".
José Mourinho, che non sarà simpatico ma nemmeno così scemo, ha più volte espresso insofferenza per i nostri simpatici pupazzetti in carne umana come Variale & C., paragonando l'atmosfera inglese con quella italiota. Paragone ovviamente non favorevole ai pennivendoli nostrani.
Lo stesso Zenga, che sarà un po' nervosetto ma se si parlasse di calcio lo farebbe volentieri, ha già più volte espresso la sua simpatia per individui del genere.
Ma sono i casi più recenti.
Questi sedicenti giornalisti, con moviole estenuanti, domande insulse e competenza pari a quella del "tennico" di benniana memoria, stanno rovinando l'ambiente del calcio, il quale detto tra noi non aveva certo bisogno di essere ulteriormente inquinato da personaggi del genere.
Forse, come dice l'uomo della strada (che però ha spesso più cervello di molti che appaiono nelle trasmissioni "sportive"), circolano troppi soldi. Troppi ovunque. Nelle tasche dei giocatori e in quelle di questi signori. Ma almeno i giocatori, se giocano male, vanno in panchina, in tribuna, o sono venduti al Lupafrascati. O se ne stanno a casa, come succede a molti.
Costoro invece no. Continuano a pontificare e a ciarlare di tutto tranne di quello per cui sarebbero pagati.
Ma forse è anche colpa nostra. Di noi che amiamo il calcio e che per vederlo facciamo di tutto, anche affidarci a questi pennivendoli, questi giornalai, questi omuncoli, questi quaquaraqua.
Come il tossico che, pur di avere la dose, è costretto a affidarsi agli spacciatori.