mercoledì 5 novembre 2008

Sono sempre i migliori a lasciarci...

E´proprio vero che le disgrazie vengono come le ciliegie, due a due se non piu´. A Perugia, si sa, non si riesce mai a rialzare la testa, da qualche anno in qua. Passi settimane a mangiarti il fegato... poi all´improvviso qualcosa va per il verso giusto e smetti di brontolare per un attimo... al secondo evento positivo consecutivo ti scappa un mezzo sorrisetto... al terzo tutte le frustrazioni si sfogano, godi, ci credi, paghi da bere agli amici, ti senti sgravato, voli alto e sei ottimista. Ecco, questo é il momento buono per prendere l´ombrello. Sí perché a Perugia non arrivano tuoni e vento ad annunciare i temporali, ma é proprio quando te ne stai lí in bermuda a godere il sole che ti senti rovesciare addosso uno sciacquone di umiltá, senza neanche esserti accorto che le cateratte della sfiga si erano di nuovo aperte.

Domenica il primo sciacquone, una brutta sconfitta a Pagani. E va beh, ci puo´stare, non si é mai visto il Nasdaq volare su per un anno intero senza essere stato fermato da una giornata in perdita.


Ieri il secondo sciacquone, forse peggio del primo. Giorgini si é dimesso. Ha lasciato la ternana, cosí, con due righe al beneamato (nostro) Longarini. Forse atterrito dai latrati di chi, nella conca, non lo voleva piu´. Forse ammorbato dall´aria umidiccia e pesante della conca stessa. Francesco non doveva mollare, si sa che a terni il lunedí ti insultano, il martedí si fa la pace ed il mercoledí ti invitano a mangiare il panpepato, che fará anche schifo, ma se te ne offrono vuol dire che gli piaci. Non doveva, giá, ma il mister che ci aveva esaltato con cinque sconfitte consecutive, incluso un derby casalingo, in una stagione partita a suon di grandi proclami via via ridimensionati, ci lascia con l´amaro in bocca e senza neanche la soddisfazione del maggior costo per la societá dovuto alla retribuzione di un allenatore costretto a casa in pantofole. Giá, costretto, perché il dubbio che qualche viscido essere custodisse gelosamente le sue dimissioni nel cassetto fin dall´inizio, firmate in calce e con la riga della data in bianco, non ci abbandonerá.


Camminando nudi sulle pozzanghere dell´ennesimo acquazzone, la nostra coscienza ci recita ancora la predica che a Perugia dovremmo, da un lustro, sforzarci di ascoltare. Mai mettersi in bermuda a prendere il sole. E´un errore in cui tendiamo a cadere sempre, inesorabilmente, senza poterne fare a meno. D´altra parte e allo stesso modo, quando piove, dobbiamo imparare a resistere alla tentazione di abbandonarci allo sconforto, a gesti inconsulti, alle pratiche ascetiche, all´autocommiserazione. Aspettiamo fiduciosi un raggio di sole che immancabilmente arriverá, perché non puo´piovere per sempre, a Perugia no. Aspettiamolo e lui piano piano si insinuerá fra le nuvole. Poi, potente, verrá a rischiarare il nostro viso ed a scaldarci il cuore... E quando arriverá questo momento, allora sí, gustiamocelo in silenzio, coccoliamocelo senza darlo troppo a vedere, godiamone di nascosto. E col cuore, dentro di noi, salutiamolo cosí... Benvenuto Baldassarri!



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